Il Mangia Fagioli

AnnibaAnnibale Carracci, Il mangiafagioli, 1583-84. Olio su tela, 57 x 68 cm. Roma, Galleria Colonna.le Carracci, Il mangiafagioli, 1583-84. Olio su tela, 57 x 68 cm. Roma, Galleria Colonna.


from Alessandro Costa
01 Jun 2022
Annibale Carracci, Il mangiafagioli, 1583-84. Olio su tela, 57 x 68 cm. Roma, Galleria Colonna.

Annibale si soffermò su un banale soggetto quotidiano, un popolano che consuma il suo pasto e ne fece un’opera ricca di dinamicità e di vita. Fu così il primo a portare in evidenza l’esistenza di un contadino con la stessa simpatia e la stessa attenzione che di solito veniva riservato alle classi aristocratiche.

Il pensiero che ci possa essere un significato simbolico, peraltro non ancora individuato, il dipinto non richiede, per essere apprezzata, una particolare lettura “iconografica”, ma nello stesso è notevole per la sua immediatezza con cui il soggetto ci si presenta.

Nel dettaglio possiamo osservare che si coglie che tutto quello che fa parte della scena, è trattato con estrema chiarezza e il contadino spettinato e malvestito non risulta esagerato o romanticamente esaltato o ironizzato. Le opere bolognesi, compiute tra il 1583 e il 1585, si inseriscono in quel genere che è definito coraggiosamente naturalistico.

Il soggetto riprende delle reminiscenze fiamminghe e francesi, con la scena centrata sull’azione del contadino che è intento a mangiare voracemente una zuppa di fagioli, mentre con la mano sinistra, ancora sporca di terra, stringe un grosso pezzo di pane, pronto ad addentarlo.

Si può dedurre che probabilmente la scena è ambientata in una casa o forse in una taverna, ma che in realtà si scorge soltanto la finestrella da cui proviene la luce.

Il Carracci nella scena che viene rappresentata sulla tela è anche l’occasione per suggellare una sobria natura morta, dato che oltre a dare questo taglio in cui si testimonia la povertà con l’intonaco scrostato, la tavola distribuisce assieme al pane e alla scodella di fagioli, alcune cipolle, un piatto di pizza rustica farcita con verdure e un orcio di vino bianco.

Il contadino nell’atto di mangiare non si distingue né per l’eleganza dei modi, dato che dal cucchiaio gli cola il brodo, nè per la cura della persona, visto che le unghie sono lunghe e nere

La realtà rigorosa che Annibale ricerca in maniera scrupolosa, di contrappasso evita che la scena trascenda in azioni buffonesche o grottesche, come poteva capitare in analoghi soggetti popolani, proposti da pittori cinquecenteschi.

Quello che risulta nel contadino rappresentato da Annibale Carracci, come se fosse stato immortalato da un fotografo che entra in quella stamberga e lo coglie proprio in quell’attimo, nell’atto di mangiare per conto suo, povero uomo che pacifico si gusta il suo pasto e l’artista gli garantisce, anche nella sua rozzezza, una certa dignità.   

Annibale Carracci

Presentazione di Patrick J. Cooney

Apparati critici e filologici di Gianfranco Malafarina