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Olafur Eliasson Il Visionario Eclettico


Olafur Eliasson, uno dei più originali e visionari artisti contemporanei, nella sua poliedrica produzione composta da installazioni, dipinti, sculture, fotografie ed immagini in movimento. https://olafureliasson.net/

In Beauty, 1993, l’artista ricrea l’arcobaleno attraverso un fenomeno ottico. Un riflettore posizionato sul soffitto proietta una luce obliqua che colpisce, a sua volta, una tenda di nebbia fine. Attraverso l’interazione di acqua e luce, l’effetto ottico viene generato e cambia in base alla posizione dei visitatori all’interno stanza. Come specificato precedentemente, quest’opera ha una componente sia individuale che collettiva. Osservandola, ci rendiamo conto che i colori cambiano in base alla posizione del nostro sguardo su di esso, il che significa che i colori che i ‘miei’ occhi percepiscono non saranno mai gli stessi di quelli percepiti dagli altri spettatori in altri punti della stanza. Il messaggio è chiaro: le persone non vedono le cose dalla stessa prospettiva, ma è anche vero che è soltanto grazie alla riunione di tutti gli occhi e di tutte le prospettive che l’opera esiste ed ha un senso.
L’ oggettualità non avrebbe posto nel mondo se non ci fosse un individuo che desse senso ad un dato oggetto… Io non penso che il mio lavoro riguardi il mio lavoro. Io penso che il mio lavoro riguardi voi [spettatori]. Olafur Eliasson
Room for one colour, 1997 Le lampade mono-frequenza sono un must nelle istallazioni di Eliasson. In Room for one colour, l’artista monta sul soffitto di una stanza dalle pareti bianche delle lampade cromatiche mono-frequenziali che, emettendo una luce gialla, riducono l’ intervallo dello spettro cromatico dell’osservatore al solo giallo e nero. L’osservatore percepirà nient’altro che questi due colori a diverse intensità. Qui, come forse in nessun’altra installazione, il brillante Eliasson dimostra come la luce abbia per noi un valore essenziale, come essa influenzi profondamente i nostri sensi ed il nostro modo di vedere le cose attorno a noi.
The Weather Project fu ospitato per la prima volta dal Tate Modern di Londra nel 2003, si tratta di un esperimento di riproduzione in scala del Sole entro lo spazio del museo. La realizzazione di quest’ incredibile opera ha richiesto la progettazione di un pannello semicircolare retroilluminato e il rivestimento del soffitto dello spazio espositivo con pannelli riflettenti che hanno reso la percezione del volume della sala raddoppiata. Grazie all’ impiego delle già citate lampade a mono-frequenza e di alcune macchine per il vapore acqueo, l’ effetto atmosferico è stato reso più realistico. La luce calda ed abbagliante di questo Sole artificiale si irradia tra i banchi di nebbia generati dalle macchine permettendo agli osservatori di immergersi in un’atmosfera contemplativa e suscitando, così, nel singolo un sentimento di unione spirituale con la collettività. L’intero progetto ha lo scopo di capire come i fenomeni atmosferici ed i cambiamenti climatici influenzino la nostra vita ed interessino non solo l’individuo ma l’intero genere umano.
I only see things when they move, 2004 Una lampada dotata di filtri in vetro colorato collocata al centro di una stanza vuota e buia. Attraverso un semplice meccanismo di rotazione le lastre diffondono diverse bande cromatiche. Nell’ installazione I only see things when they move, Eliasson combina alcuni dei tratti più caratteristici della sua arte: la luce, il colore ed il movimento. Come spesso accade anche in altri casi, l’artista danese ci mostra il meccanismo di costruzione dell’ installazione rendendoci partecipi — in quanto osservatori — del processo percettivo. Il risultato è un’immersione totale nello spazio cromatico della stanza, un’ esperienza sensoriale — più che unica — sublime.
Facades of Harpa Reykjavik Concert Hall and Conference Centre, 2005 – 2011 Quello delle facciate dell’ Harpa Reykjavik Concert Hall e Conference Centre è, senza dubbio, uno dei progetti più ambiziosi intrapresi da Eliasson. Ispirate alle colonne basaltiche islandesi, le facciate geometriche dell’ Harpa sono state sviluppate con la collaborazione del geometra e matematico Einar Thorsteinn che, negli anni ’80, ideò il “semi-mattone” (quasi-brick) — un poliedro a dodici lati costituito da facce romboidali ed esagonali. La struttura irregolare del quasi-brick conferisce all’edificio un alone di caoticità ed imprevedibilità resa tale anche dall’effetto creato dai pannelli di vetro che assumono diversi colori a seconda della posizione del soggetto osservante e della luce. A questo proposito, sono stati condotti degli studi specifici sulla luce naturale islandese in modo da prevederne la mutevolezza. Come un gigantesco caleidoscopio che cattura e riflette la luce, “l’edificio sfavilla, reagendo al tempo, ad uno specifico periodo dell’anno o ora del giorno, alla posizione e al movimento di chi lo osserva”.
Your rainbow panorama, 2006 – 2011 Inaugurata nel 2011, l’installazione permanente Your rainbow panorama fa parte, in realtà, di un progetto architettonico di trasformazione ed ideazione di un nuovo ‘tetto’ per l’ ARoS Aarhus Kunstmuseum, il principale museo d’arte della città Aarhus, in Danimarca. Questo enorme anello policromo fluttuante offre ai visitatori un’ ampia panoramica della città, alleggerendone i tratti ed attenuando le forme severe dei suoi edifici. Percorrendo il corridoio anulare, i visitatori osservano tutto ciò che si estende ai loro piedi attraverso i pannelli di vetro colorati delle pareti che alterano la loro percezione rendendola, tuttavia, piacevole. Percorrerlo è come vivere un sogno psichedelico, passeggiare sulla cresta di un arcobaleno e tornare per un attimo bambini.
Nel 1999, Eliasson cominciò a lavorare ad un progetto chiamato The glacier series che aveva come scopo quello di raccogliere del materiale fotografico sui ghiacciai islandesi, testimoniare la loro evoluzione e documentare i fenomeni naturali del paese legati al cambiamento climatico. La sua recente opera The glacier melt series 1999 – 2019, rende chiaro, attraverso la combinazione di trenta coppie di fotografie, il drastico impatto che il riscaldamento globale ha avuto sulla terra nell’ arco di vent’anni. Quei ghiacciai che l’artista aveva definito ‘maestosi’, ‘immobili’ ed ‘eterni’, sono purtroppo andati persi per sempre; ma la loro testimonianza fotografica può magari guidare lo spettatore ad una lunga e sana riflessione sulle conseguenze delle proprie azioni sull’ ambiente.
La recentissima opera Memories from the critical zone fa parte di un più largo complesso di installazioni titolato Sometimes the river is the bridge che Eliasson ha ideato per l’ imminente mostra al Museo d’ Arte Contemporanea di Tokyo. Le installazioni di questo complesso sono state trasportate da Berlino a Tokyo in nave, treno o camion per ridurre le emissioni di CO2 dei velivoli. Memories consta di 12 disegni che sono stati realizzati attraverso un processo ‘casuale’. Mentre le opere stavano viaggiando sui vari mezzi di trasporto, una penna a sfera tenuta da un braccio meccanico si muoveva sulla superficie della carta in risposta ai movimenti della cassa contenitiva, producendo una registrazione ‘visiva’ dei luoghi che le opere hanno attraversato durante il loro viaggio: Germania, Polonia, Russia, Cina e Giappone.

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