DJENNE'-MOPTI


from Alessandro Costa
04 Mar 2025

anno 2024
Dimensioni L21 x H30

Tecnica : carta pennarello/pastelli/acquarello

In questa area, e più in particolare nel triangolo Ke Macina, Mopti e Djenné, le ricerche archeologiche hanno portato alla luce, nel contestoabitativo dei toguere (monticelli artificiali su cui trovava riparo la popolazione nei periodi di piena del Niger), un insieme di statue in terracotta datate fra IX  e XV secolo. La peculiarità storico-ambientali si legano anche ai problemi interpretativi dei luoghi che si vanno ad esaminare: una regione di vaste pianure senza ostacoli, in cui popolazioni diverse coesistono e si sovrappongono.

Gli archeologi che hanno studiato il sito di Djenné-Jeno (l'antica Djenne), città fondata nel 250 a.C.  e che nel 500 d.C. contava ventimila abitanti, lo sviluppo di questa tradizione scultorea, e in particolare la sua grande varietà iconografica, potrebbespiegarsi con l'esigenza di riaffermare in modo visibile la propria identità culturale, in una situazione di forte competizione gra gruppi etnici diversi, che condividevano uno stesso spazio urbano. Da un lato, essa avrebbe consentito agli abitanti di Djenné di differenziarsi fra loro, e, dall'altro, davanti al pericolo dalla penetrazione musulmana, ne avrebbe riaffermata l'unità verso l'esterno. Ma si è trattato di una battaglia persa, perchè proprio la diffusione dell'Islam nel XV secolo avrebbe portato all'abbandono dell'antica Djenné, sostituita dalla Djenné attuale, e sancito la fine di questa produzione artistica. 

Archeologia, etnografia e analisi formale hanno cercato di spiegare la funzione d'uso di queste figure, ma siamo lontani dall'avere certezze. Il fatto che siano state ritrovate in ambienti domestici fa ritenere che fossero collocate sugli altari familiari, che venissero offerte nei rituali propiziatori che presiedevano alla costruzione di una nuova abitazione, o che servissero come offerte votive fatte alle divinità per ottenere la guarigione dalle malattie. Dal punto di vista iconografico, le sculture possono essere raggruppate in alcuni insiemi che presentano tratti distinti: figure di uomini armati, con barba, abbigliati e ornati in modo probabilmente rituale e spesso a cavallo; figure più poveramente vestite, spesso con il loro perizoma, talora in ginocchio e con le braccia incrociate sul corpo, oppure in pose più sciolte. Una loro particolarità sta nel fatto che, cosa non frequente nell'arte africana, appaiono non solo singolarmente, ma anche in coppia, oppure interagendo fra loro, in modo da comporre delle scene. Si possono individuare lcuni tratti caratteristici dello stile Djenné, anche se non sempre presenti in tutte le sculture provenienti da questa zona.Nelle figure umane la testa assume una forma tendezialmente ovale, che si appiattisce poi in direzione del mento; gli occhi sono sporgenti, sottolineati da un profilo mediano orizzontale ed enfatizzanti delle linee multiple delle palpebre a mandorla oppure, in alternativa, da ciglia con tratti verticali incisi. Il naso è triangolare e la bocca formata da due piani paralleli rotondeggianti o leggermente triangolari; talvolta è presente anche la braba, che incornicia il volto, accrescendone le dimensioni.

Bibliografia
L'ARTE AFRICANA
LA GRANDE STORIA DELL'ARTE
IVAN BARGNA
IL SOLE 24 ORE E-EDUCATION.IT