NATIVITA' Lorenzo d'Alessandro detto il Severinate
MARec – Museo dell’Arte Recuperata Arcidiocesi Camerino – San Severino Marche
Via Cesare Battisti 11
San Severino Marche (MC)
Questo delizioso quadretto (cm.82 x 74) di Lorenzo d’Alessandro rappresenta la Natività di Gesù. Entro la stalla sta genuflessa la Vergine in atto di adorare il bambino adagiato sulla paglia. A destra, due angeli in piedi pregano; a sinistra S. Giuseppe è seduto sul basto del vicino giumento. (basto: Grossa e rozza sella di legno che si pone sul dorso delle bestie da soma per collocarvi o appendervi il carico.) Sopra la stalla, su candide nuvolette, stanno genuflessi sei angeli, tre per parte, ed in alto sulla sinistra sta librato un altro angelo che desta i pastori. Sullo sfondo un bel paesaggio sembra dipinto sul gusto della scuola umbra, e da piedi, a lato di S. Giuseppe, si vede una piccola figura genuflessa raffigurante, secondo il costume del tempo, il committente dell’opera. Da notare le aureole dorate ornate di scritte; in quella di Maria si legge chiaramente: AVE – MATER – DEI – MEMENTO (MEI), e in quella del Bambino: IHE – SVS – NA (ZARENUS).
Fa parte della stessa tavola il triangolo soprastante (cm.40 x 65) dove la Madonna che tiene il bambino in braccio è dipinta in una tegola appesa ad un ramo tronco, fra il verde fogliame di quercia. La tavola proviene dalla chiesa abbaziale di S. Lorenzo in Doliolo ed originariamente era collocata nel terzo altare posto a destra di chi entrava nella porta maggiore. Eliminati tutt gli altari delle navate laterali nella chiesa inferiore durante i restauri eseguiti agli inizi del Novecento, il dipinto fu portato nell’altare a destra del presbitero sopraelevato, dove oggi resta l’incorniciatura lignea in cui è stata collocata una riproduzione fotografica. Qui è rimasto fino al 13 aprile 1972 quando è stata dato in deposito alla Pinacoteca Comunale di Sanseverino. L’altare ove si venerava questa tavola era detto anticamente di “S. Maria del Sabato” perché ogni sabato vi si celebrava una messa solenne o anche “S.Maria in pede scalarum” per la sua collocazione ai piedi della scalinata che conduce alla parte superiore della chiesa. Il giuspatronato dell’altare apparteneva ad una confraternita di pie donne denominata la “Compagnia della Madonna di S. Lorenzo” e proprio in un inventario delle “Robbe mobili de lo altare de la Madonna gloriosa de San Lorenzo cioè de la Natività del Signor Nostro”, datato 22 novembre 1599, troviamo la più antica menzione del dipinto: “Una cona de legno con la Natività del Signore in dicto altare”. Lo studioso locale Giuseppe Ranaldi è il primo a descrivere questa tavola nelle sue inedite “Memorie di belle arti” e ad attribuirne la paternità al pittore folignate Niccolò Alunno in base ad alcune analogie con il polittico dello stesso autore già nel Duomo vecchio di S. Severino al Monte ed ora in questa Pinacoteca: “7 marzo 1829. La chiesa di S. Lorenzo di Sanseverino nell’altare della Natività possiede una tavola rappresentante il presepio, da me sottoscritto questo dì riconosciuta per certissima opera di Niccola da Fuligno detto il Deliberatore. I due angeli che sono prossimi alla genuflessa Vergine sono di tal simiglianza a due di quelli della tavola in Cattedrale che sembrano che da questa siano in quella volati. Il pittore fa sedere S. Giuseppe. Il bove è male formato. Il paesetto che indietro nasce verso alto si vede. La vergine è di bella fisionomia, così il casto sposo suo. Il turchino del vestimento di Nostra Donna o piuttosto il peplo ( Abito nazionale delle donne della Grecia classica, consistente in un rettangolo di stoffa di lana variamente drappeggiato sulla persona e fermato con una fibula sopra le spalle) è sparuto e diseccato. Il bambino giace sopra cesto di vimine; alcuni angeletti sopra la grotta, sopra falda di nube, sono in due simmetriche schiere oranti. Parte della medesima tavola ed opera del medesimo pittore è il triangolo che sta fiso nel timpano dell’altare, e rappresenta Nostra Donna tenente il fanciullo in braccio: alcun danno, ma non pregiudicievole, ha sofferto, e meriterebbe di essere rifrescato. In basso vi si vede in piccola figura a ritratto, forse, la persona del committente, la quale è di nero vestita, ha la barba e tiene giunte le mani”. Ben presto però la tavola veniva assegnata al pennello di Lorenzo d’Alessandro dopo i confronti fatti da Filippo Bigioli con altri dipinti del pittore sanseverinate, come riferisce diligentemente lo stesso Ranaldi: “ Chiesa di S. Lorenzo. Ottobre 26, 1832. Visitata in S. Lorenzo la tavoletta del presepio nell’altare di S.Maria in Sabato, che io tenevo segnata per Niccolò Deliberatore, il sig. Filippo Bigioli concedendo che il pittore abbia osservato benissimo la tavola del fulignate a San Severino specialmente per i due angeli, conclude fondatamente che sia opera di M° Lorenzo di M° Alessandro, inducendo i confronti con la tavola in sua casa (ora a Cleveland), a S. Domenico (ora nella Pinacoteca di Sanseverino) e Monte Milone. Io osservo una tale analogia fra la testa del San Giuseppe e quella del S. Antonio Abbate presso Bigioli nella tavola già in S. Marco, ed ancora nella piccola figura forse del committente, ed un’altra simile nel trittico di Casa Caccialupi. Avendo imitato M°Lorenzo li due angeli del Fulignate nella tavola in Cattedrale risulta che abbia fatta questa tavola nel 1468 o dopo, essendo questo l’anno che si trova ivi segnato”. L’attribuzione, oltre che dal Ranaldi, venne subito accolta dal Ricci, dal Servanzi Collio, dal Valentini, dall’Aleandri e da tutti gli altri critici successivi, mentre non trovò concordi Cavalcaselle e Morelli che riproposero, senza successo, la vecchia tesi di Niccolò Alunno. Questo dipinto costituisce un esempio tipico per l’arte di Lorenzo d’Alessandro condensatasi sugli insegnamenti del Crivelli e dell’Alunno in un insieme armonioso ed equilibrato e che formano una componente della maggior parte della produzione dell’artista. In questo caso però, come ha dimostrato il Marchini, l’opera è indubbiamente toccata da suggestioni di fonte toscana, alla Filippo Lippi, e il prototipo lippesco cui Lorenzo si ispira è l’affresco della “Natività” eseguito dal pittore toscano nel Duomo di Spoleto tra il 1467 e il 1469. Il che è dimostrato dalla ripresa di inconfutabili situazioni iconografiche: il S. Giuseppe seduto sul basto, con il bastone appoggiato alla spalla; la mangiatoia intrecciata di vimini, il muto diroccato in pietra viva; i tre angeli oranti sulle nuvole al vertice della capanna. Particolari così simili fanno ritenere che il nostro pittore abbia osservato direttamente l’affresco spoletino e perciò non è da escludere un suo viaggio nella città umbra. Il dipinto era stato restaurato dal prof. Riccardo De Bacci Venuti nell’anno 1933 trasportandone il colore su una tavola di noce. Siccome però quella tavola era formata da pezzi di legno incollati fra loro con la fibra disposta in direzioni diverse, i movimenti contrastati delle dilatazioni provocarono il sollevamento del colore fino ad un punto tale che l’operazione del trasporto dovette essere rinnovata nel 1966 a Firenze, e stavolta con l’applicazione sopra un supporto stabile. Il dipinto si era avvantaggiato anche di una pulitura quando fu sorpreso dalla inondazione dell’Arno del 4 novembre 1966, mentre ancora si trovava al Gabinetto di restauro della Galleria degli Uffizi. Fortunatamente solo un piccolo sfregio si aggiunse alle poche mancanze di colore durante in cui la tavola aveva galleggiato con altre suppellettili ed era stata sbattuta dai movimenti dell’acqua. Ma nel complesso superò brillantemente le traversie grazie al supporto assai stabile e alla recente verniciatura. In breve fu rimessa in ordine e venne quindi esposta, insieme ad altre opere restaurate, al palazzo ducale di Urbino dal 2 al 9 aprile 1967 in occasione della X settimana dei Musei.
Bibliografia
"Lorenzo D'Alessandro detto il Severinate Memorie e documenti"
Raoul Paciaroni
Federico Motta Editore