THE MAN WHO SAW ACHERON
"Un solo uomo, una sola volta, vide il mostro Acheronte"


anno 2024
Dimensioni L37 x H59
Tecnica : cartone acrilico/tempera
Un solo uomo, una sola volta, vide il mostro Acheronte; il fatto si verificò nel secolo XII, nella città di Cork. Il testo originale della storia, scritto in irlandese, è andato perduto; ma un monaco benedettino di Ragensburg (Ratisbona) lo tradusse in latino, e grazie a questa traduzione il ragguaglio passò in diversi idiomi, tra cui lo svedese e lo spagnolo. Della versione latina restano cinquanta e più manoscritti, che concordano nell'essenziale. S'intitola Visio Tundali (Visione di Tundalo), ed è considerata una delle fonti del poema di Dante.
Cominciamo dalla voce Acheronte. Nel decimo libro dell'Odissea è un fiume infernale, e fluisce ai confini occidentali della terra abitata. Il suo nome rimbomba dell'Eneide, nella Farsaglia di Lucano e nelle Metamorfosi di Ovidio.
Dante l'incide in un verso: "Su la trista riviera d'Acheronte".
Una tradizione ne fa un titano punito; un'altra, di data posteriore, lo situa non lontano dal polo australe, sotto le costellazioni degli antipodi. Gli etruschi avevano libri fatali che insegnavano la divinazione, e libri acherontici, che insegnavano i cammini dell'anima dopo la morte del corpo. Col tempo, l'Acheronte viene a significare l'inferno. Tundalo era un giovane cavaliere irlandese, garbato e valoroso; ma di costumi non irreprensibili. S'ammalo in casa di un'amica, e per tre giorni e tre notti lo piansero morto. Ma nel cuore ancora riteneva un pò di calore. Quando tornò in sè, riferì che l'angelo custode gli aveva mostrato le ragioni ultraterrene. Delle tante meraviglie che vide, quella che qui c'interessa è il mostro Acheronte. Questo è più grande d'una montagna. Ha occhi fiammeggianti, e la sua bocca è tanto vasta che potrebbero entrarci novemila uomini. Due reprobi, come due pilastri o atltanti, la mantengono aperta; uno sta in piedi, l'altro sulla testa. Tre gole conducono all'interno; tutte e tre vomitano fuoco incessante. Dal ventre della bestia sale il continuo lamento degli infiniti reprobi divorati. I demoni dicono a Tundalo che il mostro si chiama Acheronte. L'angelo custode sparisce, e Tundalo è trascinato con gli altri. Nell'interno di acheronte ci sono lagrime, tenebre, scricchiolare di denti, fuoco, ardore intollerabile, freddo glaciale, cani, orsi, leoni e colubri. In questa leggenda, l'Inferno è un animale con altri animali dentro. Nel 1758, Emanuel Swedenborg scrive: "Non m'è stato concesso di vedere la forma generale dell'Inferno, ma mi hanno detto che, come il Cielo ha forma umana, così l'Inferno ha forma di demonio".
Bibliografia
Il mostro di Acheronte
Jorge Luis Borges
Manuale di Zoologia Fantastica