Andiamo alla ricerca del vero significato della ”Tempesta “ che nel corso del tempo ha incarnato la criticità della pittura di Zorzi da Castelfranco, chiamato Giorgione
Si è creato un thriller sul capolavoro del pittore veneto Che da cinquecento anni lascia ancora nel dubbio Gli esperti, ma forse la soluzione è più semplice Di quella che possiamo immaginare
Il dipinto che vi sottopongo è intitolato “la Tempesta” di Giorgione, fonte di numerose interpretazioni, apparentemente la celebre opera rappresenta un paesaggio con figure, in realtà nasconde un significato, ma rimane inalterato il fascino ambiguo ed inquietante. E’ riprodotto un paesaggio campestre, vi sono dipinte nella parte sinistra alcune rovine classiche, inoltre si nota un muro parzialmente eretto e un basamento sul quale si innalzano due tronchi di colonna. Questa immagine delle colonne spezzate indicano la morte, una simbologia abbastanza diffusa e conosciuta.
Diciamo che può ricollegarsi il tema della punizione divina, ovvero dopo la cacciata dal Paradiso, come cita il Settis, dove l’uomo è costretto ad affrontare non solo la fatica del lavoro ma anche il destino della morte che vengono ricordati dalle colonne spezzate. A destra del dipinto è raffigurata una donna con bambino intenta ad allattare Caino, mentre dall’altro lato compare la figura di Adamo appoggiato ad un bastone, simbolo del lavoro. Le conseguenze della cacciata dal Paradiso sono già visibili, la maternità ha un significato ben preciso, la condanna del partorire con il dolore, e il lavoro per l’uomo sono infatti le punizioni che il Signore ha stabilito sia per i progenitori che per il loro discendenti. Mentre il fulmine che minaccioso squarcia il cielo rappresenta il Padre Eterno.
Questo fenomeno atmosferico fin dall’antichità è stato attribuito infatti a delle importanti divinità, come Giove o lo stesso Jahvè che con esso scolpisce le tavole della legge. Il lampo impedisce inoltre l’attraversamento del ponte che collega la zona in cui si trovano i due progenitori con la città sullo sfondo, che rappresenta l’immagine del paradiso perduto. Il Wind ed altri storici, sostengono, invece una chiave di lettura che si basa su significati allegorici, in cui l’uomo rappresenterebbe la Fortezza e la donna la Carità.
Mentre lo storico dell’arte tedesco, G.F.Hartlaub, individua la presenza di quattro elementi, come l’aria, acqua, terra e fuoco, proponendo un interpretazione che si basa su principi alchemici. Il Morassi in data 1939 osservò studiando all’Accademia di Venezia il codesto dipinto, dove individuò che il capo e il giubbino del giovane erano stati dipinti al di sopra del cespuglio, in uno strato successivo (come riporta nella descrizione del Ministero dei beni culturali e del turismo –Bollettino d’Arte), quando il colore del fogliame era già asciutto.
Difatti analizzando più attentamente si può scorgere che a luce radente si vede con chiarezza il grasso impasto delle fronde, su cui furono stese le tinte leggere del volto giovanile e del farsetto. In base alla fotografia dalla negativa del Giacomelli, può essere fatta tale constatazione, come movente alla scoperta radioscopica, in cui la figura del giovane era stata eseguita in una seconda fase, pochi giorni dopo, il tempo che si potesse asciugare il colore del sottostante fogliame, oppure a distanza di mesi e di pochi anni.
Le ragioni che possiamo giustificare sono senza meno stilistiche e storiche, perché la rappresentazione del soldato, lo possiamo ricondurre stilisticamente a quello nel “S. Liberale” della pala di Castelfranco o nei pastori del “Ritrovamento di Paris”, opere che furono realizzate dal Giorgione. Attraverso la radiografia sotto la posizione del soldato è comparsa la figura di donna ignuda, che (come prosegue nella relazione il Morassi) è di proporzioni leggermente maggiori rispetto alla cingana, poiché si trova in primo piano del dipinto.
E’ seduta ai margini di un terrapieno, rivolta verso il ruscello, con le gambe immerse sin sotto le ginocchia, il capo inoltre è inclinato di tre quarti, simile nell’atteggiamento all’altra figura femminile, a cui fa da contrapposizione. Altro particolare interessante è il braccio, sollevato ad ansa, e la mano che ricade inerte, non si distingue bene la forma, perché pare che sia stata cancellata o non finita dall’artista stesso, mentre il braccio sinistro è disteso verso il basso, e la mano poggia poco sopra il ginocchio.
La bagnante dalle forme piuttosto rotonde rispecchia le figure femminili “cingane”, ovvero zingare, di quel tempo, anche se i lineamenti del suo volto, sono poco visibili nel dipinto, inoltre è tipico delle opere di Giorgione, l’ovale allungato, con gli occhi che sembrano aperti, l’attitudine pensosa la fanno stranamente assomigliare alla sua compagna. La radiografia ha inoltre individuato le fronde del cespuglio, sotto la testa del soldato sono apparse distinte, e la compattezza della loro tinta è tale, in rapporto alla magrezza del colore.
Chiaramente si vede il fogliame del cespuglio medesimo sotto la giubba del soldato, corrispondente al capo della bagnante, rilevando che la figura virile fu dipinta in un secondo momento. Se si osserva attentamente si può scorgere a sinistra dei due rocchi di colonna appoggiati sul muretto, poi coperta dalle fronde, una terza colonna, e con anche il tronco di un albero che fu ugualmente cancellato.
Per quanto riguarda le varianti eseguite del paesaggio fin dalla prima stesura, ne sono state fatte diverse, con la radioscopia si è avuta la conferma, poi per la figura femminile della cingana risulta interessante il fatto che sia stata realizzata di getto, rivelando alla perfezione la sua struttura pittorica immacolata. Soltanto nel drappo vi è differenza, visto che in un primo tempo, ricopriva soltanto la spalla sinistra della donna, poi fu allungato sino al gomito e allargato sopra la metà del seno.
Questo ritrovamento, che nessuno sospettava l’esistenza, ci porta a concludere che Giorgione aveva eseguito in un primo tempo una raffigurazione diversa dall’attuale, con un analisi che il Prof. Raimondi venne invitato a fare. Si parte dal presupposto che la prima idea del pittore era ben differente dalla versione definitiva, difatti il giovane, pastore o soldato, era certo che non esisteva.
Le due figure femminili come abbiamo pocanzi detto coesistevano alla superficie del dipinto, per la sostanza del colore, come appare nella radiografia. Quindi come elemento caratteristico per il riconoscimento della sua mano, è stata la prima stesura, fatta di getto, con l’impeto nervoso rivelato dalla radiografia come in tutto le opere di Giorgione.
Il quesito, quale poteva essere il soggetto della prima versione, e la difficoltà nel trovar risposta per diversi storici dell’arte e filologi, che si affaticarono a pensare ad un allusione alla “famiglia di Giorgione”, ad una simbolica figurazione di un sodalizio segreto. Chi ha creduto che la scena si riferisse al passo di Stazio, in cui Adrasto ritrova Issipile allattante il piccolo Ofelte oppure chi ha pensato a Mercurio ed Iside come a chi alla leggenda di Genoveffa.
Altra interpretazione che si vede nella Tempesta, un episodio del mito di Paride, allattato dalla moglie del pastore, dopo il suo ritrovamento, con il fulmine dietro il paese risulterebbe come la minaccia di Troia, secondo Ovidio. Il quesito più tendenzioso, circa le ragioni che determinarono l’artista a cancellare la variante della prima versione con il soldato nella versione definitiva: anche questo rimane arduo se non impossibile rispondere.
Si possono ipotizzare ragioni di aderenza al tema voluto dal committente, oppure, con maggiore probabilità, ragioni artistiche, in quanto nella versione definitiva, non vi è dubbio il quadro di Giorgione abbia un profumo poetico, e nel ritmo compositivo meglio si contrappone con la figura del giovane pastore al gruppo di nutrici con il bimbo di quanto non riesca a fare la figura della bagnante, figura al quanto invadente in tutto il contesto descritto.
Alla fine si giunge all’ipotesi più attraente, derivata dalla scoperta radiografica, in cui Giorgione abbia rappresentato soltanto nella Tempesta, se non un paesaggio con figure, all’infuori di ogni tema obbligato. Il paesaggio è un soggetto che ci porta sempre a delle riflessioni ed interpretazioni che hanno ispirato diversi artisti.
Con questa opera da un analisi autorevole eseguita dal critico d’arte Maurizio Calvesi, si è di fronte a una prova pittorica di modernità, un dettagliato sguardo impressionistico che osserva in modo laico, un provocante evento naturale, sia anche nella sapiente fusione delle forme e dei colori nella luce, che ridimensiona il disegno come definizione preliminare dei contorni.
Roberto Longhi descrive che la sua grandezza consiste nell’aver dato alle sue creazioni un “riposo” coloristico anche maggiore di Bellini. Proseguendo Longhi sottolinea la riduzione prodigiosa delle zone della forma e del colore, giungendo a una calma deposizione di pochi festoni di colore, inteso ad esprimere umanità o natura, vicinanze od orizzonti. Silenzio e sospensione determinano nell’immagine un sentore di mistero, che fa da sponda all’enigma del soggetto, come se si trattasse di una scenetta campagnola suggerita dalla fantasia.
Dobbiamo senza meno considerare che risulta uno dei quadri più emblematici del Cinquecento Veneto, un dipinto che in realtà non rappresenta nulla, tanto da essere definito un quadro senza soggetto. Non avendo dei veri e propri soggetti particolarmente misteriosi, ci fa intendere che la figura dell’artista in quel periodo si stava trasformando, difatti aveva realizzato per parecchio tempo quadri su commissione attenendosi fedelmente alle indicazioni della committenza, producendo ora quadri in maniera spontanea.
Realizza delle opere non per qualcuno in particolare, ma soltanto per suo gusto personale, per poi venderle a qualche acquirente, che si trasforma da committente in passato, a compratore. Il Vasarifu messo in difficoltà, per questa nuova modalità, e capire i soggetti proprio dei quadri di Giorgione era veramente un enigma, infatti sarà l’artista più amato e studiato dagli iconologi.
Bibliografia
Esame radiografico della "Tempesta " di Giorgione
Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo - Bollettino Ufficiale
https://federica90.wixsite.com/emozionearte-2/giorgione
http://zebrart.it/wp-content/uploads/2015/10/Giorgione-La-Tempesta-analisi.pdf