Andreas Gursky e le sue fotografie enormi ed affascinanti Che attraggono lo spettatore in un enorme senso di immensità.
Le sue creazioni sono universi iperreali ed infiniti da sembrare veri mondi alienati nel quale si potrebbe raffigurare un’agghiacciante tragico futuro.
Nell’immagine realizzata da Andreas Gursky, il fiume Basso Reno scorre orizzontalmente attraverso il campo visivo, tra campi verdi piatti, sotto un cielo coperto. Fotografata con una camera a pellicola grande formato, l’immagine è stata successivamente acquisita digitalmente al fine di rimuovere alcuni elementi. (190 cm × 360 cm). Questo romantico inno alla grandezza del fiume Reno emula l’inquietante semplicità dei dipinti astratti di Barnett Newman e altri, ma l’immagine è immediatamente riconoscibile dallo spettatore come paesaggio fotografico. Rappresentazione simbolica di un luogo non-luogo, “Rhein II” è un quadro allegorico sul senso della vita e sullo stato delle cose.
Nel 1988 Gursky espone la sua prima mostra a Cologna presso la Galerie Johnen & Schöttle, riscontrando uno scarso successo. Nel 1990 il fotografo scatterà la fotografia nel porto di Salerno che segnerà la svolta fondamentale nel suo stile, nella sua carriera e quindi nella sua vita. Si tratta del primo scatto in cui è evidente la direzione ben precisa del'estetica industriale che diventerà il marchio di fabbrica del suo lavoro. In un'intervista al Guardian ha dichiarato:
«Ero sopraffatto da quello che vedevo: la complessità dell’immagine, l’accumulo di merci, le macchine, i container. Non ero sicuro che la foto avrebbe funzionato. Mi sono solo sentito costretto a scattarla. Era pura intuizione. Solo quando sono tornato a casa ho capito ciò che avevo. Ho visto immediatamente quel pattern, quella densità pittorica, quell’estetica industriale. Questa immagine è diventata per me un pezzo importante, un punto di svolta.»