Sguardi nel Paesaggio

Turner sensibilizza la percezione, cattura il momento e ritrova la primitiva essenza del paesaggio come spazio d’esperienza iniziatico


from Alessandro Costa
26 May 2022
Pioggia vapore e velocità, 1844 – William Turner

Il paesaggio reale è idealizzato, sovrapposto, traslato verso una assuefazione estetica, viene di conseguenza depotenziato, si riduce ad un mero sfondo decorativo. In un paesaggio senza filtri, non precostituito, viene riattivato come ci dice il Celati, il senso della primitività, del rapporto uomo-natura, si riacquista una certa sensibilità nello sguardo, nella percezione fenomenologica del mondo.                   Nell’articolo scritto da Carmelo Calì sulla Natura della Percezione, si spiega che la percezione è una forma di conoscenza privilegiata del mondo naturale, perché ogni sua occorrenza è dotata di un’evidenza legittima, mai messa in discussione dall’osservatore ingenuo.

Diversi pittori hanno saputo guardare il mondo con naturalezza e coinvolgimento, caratteristica precipua della pittura paesaggistica, dai vedutisti del Settecento fino a Cézanne. Ed ecco che torniamo alla percezione, i vari Caspar David Friederich, Turner e Constable, la risensibilizzano,  cercando di catturare la momentaneità di ogni sguardo, il senso della natura primitiva, il paesaggio come spazio di iniziazione esperienziale.(Celati)

Analizziamo in maniera più attenta l’opera di Joseph Mallord William Turner, nel caso specifico “Pioggia, Vapore e Velocità”, il pittore aveva quasi settant’anni quando la realizzò. Fu esposta alla Royal Academy nel 1844, poco tempo prima aveva compiuto un breve viaggio in treno e, affacciandosi al finestrino, mentre viaggiava sotto un temporale, era rimasto affascinato dalle miriadi di effetti che avvenivano davanti al suo sguardo, creandosi delle turbinose mescolanze con le nubi, con il fumo della vaporiera, della pioggia e dei raggi di sole che riuscivano a farsi strada da tutto questo.                                                                                                                                                                                    Il convoglio avanzava, come viene ritratto, sopra il Ponte di Maidenhead, progettato dall’ingegnere Brunel pochi anni prima, e che collegava le due rive del Tamigi. Turner non ricerca l’esattezza della veduta per mezzo del colore che sarà poi obiettivo degli impressionisti, ma è la visione che il treno e il vapore gli evoca, fiabeschi e rutilanti conflitti cosmici di elementi mutevoli, entro la cui luce rimbalza, scintilla e riflette in mille grumi dorati. La modalità con cui dipinge, in particolare come tratta i colori con vitalità, con una componente non formale della forma che incide sulla rappresentazione del paesaggio, dando la sensazione effettiva di una percezione soggettiva.

Il critico d’arte bolognese Francesco Arcangeli, allievo diretto di Roberto Longhi, negli anni Cinquanta e Sessanta propose il fondamentale concetto di naturalismo informale, individuando proprio William Turner il progenitore non solo dell’impressionismo e del post-impressionismo ma anche dell’arte informale. Non dovrebbe essere necessario dare una spiegazione, giacché informale significa appunto contrario ad ogni forma, ad ogni volontà formativa, completa ribellione ad ogni precostituita e razionale strutturazione. Era tutto quel modo di comporre, in cui il colore era in qualche modo contenuto, da schemi, diaframmi, tralicci compositivi, ma era importante in tutto questo, la non presenza di un astrattismo geometrico e costruttivista.