Il Calore Smarrito


from Alessandro Costa
03 Oct 2022
La famiglia è un dipinto a olio su tela (152,5x162,5 cm) realizzato nel 1918 dal pittore Egon Schiele

 

 

Uomo, la tua sventura è senza fondo.
Sei troppo e troppo poco. Con invidia
(tu pensi invece con disprezzo) guardi
gli animali, che immuni di riguardi
e di pudori, dicono la vita
e le sue leggi. (Ne dicono il fondo).

                                        Umberto Saba

Gli animali partecipano nella medesima essenza e nel medesimo destino degli uomini, vengono riconosciuti di diritti paritari dall'animale uomo. Come dice l'etologo Roberto Marchesini “andare verso gli animali, essere affascinati da loro ma, al contempo, essere trasformati da loro ovvero essere influenzati da una diversa dimensione dell’essere”, questo Saba lo pratica in una visione biocentrica contro una visione antropomorfica, perfino zootropica. Gli animali che descrive Saba sono i classici animali da cortile chiamati con il loro nome, detentori di una originaria purezza, diventando loro stessi mediatori con il pensiero adulto. 

Landscape-with-yellow-birds-1923 Paul Klee

Il poeta vuole far intendere che ci sia una matrice religiosa (ebraica), (nella convinzione della Marzia Minutelli critica letteraria), in cui ci sia una equiparazione di uomini e bestie, nella pena di esistere (matrice biblica), essendo l'uguaglianza dei viventi agli occhi dell'eterno, proclamata nei libri del Tanakh, dove si specifica che la sorte degli uomini e delle bestie è la stessa. Questa è una delle strade (la psicanalisi è un’ altra) che conducono alla comprensione più approfondita di questo poeta, che ormai anziano tracciò così l’ultimo verso: “Fui sempre un povero cane randagio" (articolo di Susanna Tressati). La Minutelli ci indica che Saba nelle sue raffigurazioni bestiali, nei suoi aspetti morfologici, nella rilevanza funzionale, avviene nei principi costitutivi dell'universo mentale e letterario dello scrittore e nella celebrazione del quotidiano, nella sua dignità più elementare, il mito del regresso all'infanzia, personale e cosmica: la religiosa adesione all'esistenza in ogni sua forma e stato, come definitiva esperienza sensoriale.

Ma nella visione religiosa la vita è dolore, come ci indica Saba, ovvero esseri nati significa soffrire, ma dalla parte di un ateo cosa può significare questo?.....può trattarsi di una visione panteistica, ovvero la religione della natura dove oltre il dolore leopardiano troviamo un concetto dell'infinito in cui "la povera gente" viene definita come "creature della vita e del dolore", ma in realtà scorgiamo l'umiltà al di là dell'esistenza, dietro il mondo ovvero "il mistero". Il mistero che Saba ci annuncia è legato al valore della sofferenza, che non è quel mistero poetico inconcepibile, ma è quello che esiste dietro la vita di tutti i giorni, della gente comune, nella compagnia degli umili, lui sente che il pensiero può farsi più puro, raffinarsi laddove la strada e la città diventano più turpi. La salvezza di una umanità degradata, analizza Saba, si eleva, non in una visione di superiorità, specchiandosi nella vita vera, quella che porta dolore attraverso la povera gente.

“Anima, se ti pare che abbastanza/ vagabondammo per giungere a sera,/ vogliamo entrare nella nostra stanza,/ chiuderla, e farci un po’ di primavera?” (Verso Casa, Trieste e una donna).

Kinder und Hund Children and dog, 1920. Paul Klee

Proprio nello scritto teorico eseguito del 1919 Saba  (fu pubblicato soltanto nel 1959) scrisse queste parole: “Ai poeti resta da fare la poesia onesta. Se l’ispirazione è sincera e subisce l’influenza del particolar momento in cui nasce c’è sempre qualcosa che la contraddistingue una inaspettata freschezza o una più grande stanchezza o uno scorcio di spettatore e un paesaggio, una diversa stagione ed ora del giorno, qualcosa che dal il verso del colore unico, ne questa onestà è possibile che in chi ha la religione dell’arte e l’ama per se stessa non per la speranza della gloria ma il paradiso del successo o il purgatorio dell’insuccesso se non lo lasciano del tutto indifferente non menomano il suo amore e non lo fanno per l’avidità del battimano volgere a destra e a sinistra”.

La gloria, il successo o il plauso nelle proprie poesie non è la giusta via per il poeta, ma il cercare soltanto se stesso, il guardarsi intorno esprimendo il quotidiano in maniera realistica ed efficace, perchè nasce dal cuore e Saba non lo fa per lucrare, ma il fine della poesia è tutto in quello che c'è dentro la propria anima.

Ora se questa visione che Saba ci propone la vogliamo trasferire in una società come quella che vediamo tutti i giorni atomizzata, tutta social, delivery e smartworking in cui  questi "presunti umani" dovrebbero essere bisognosi di contatto, eppure sembrano nella loro connessione digitale socialmente vivi ed attivi.

La realtà sembra essere impossibile, nell'umana sopravvivenza quotidiana, del vagobondare, nei significati della sofferenza, del dolore e della consolazione di una vita comunitaria, sempre più degradata ed isolata da ogni contatto fisico tra le persone.

Ecco che  Umberto Saba aiuta a capire l'umile e semplice vita di tutti i giorni, avvicinandoci ad un mondo che ci salva dall'alienazione e che avevamo dimenticato, attraverso il contatto con gli animali descritti nei suoi racconti e poesie.

Quel calore smarrito, Ralf segugio sornione, ma intenso nel suo sguardo, ci educa e ci accompagna ad un destino migliore e ad una visione più nitida di noi stessi, a vivere con onestà la vita semplice, senza fronzoli, facendo a meno di esistenze parallele appoggiate a metaversi estranianti.

A Friend in Need, 1903. Cassius Marcellus Coolidge

“Tu pensi che la realtà sia qualcosa di oggettivo, di esterno, qualcosa che abbia un’esistenza autonoma. Credi anche che la natura della realtà sia di per se stessa evidente. Quando inganni te stesso e pensi di vedere qualcosa, tu presumi che tutti gli altri vedano quello che vedi tu. Ma io ti dico, Winston, che la realtà non è qualcosa di esterno, la realtà esiste solo nella mente, in nessun altro luogo.”GEORGE ORWELL"