Per un Architettura più Umana

La natura coincide con la nostra esistenza


di Alessandro Costa
07 Nov 2022
I Giardini pensili di Babilonia furono una delle sette meraviglie del mondo antico.

In contrapposizione alla metodologia che ha il fine di ricercare la pura forma di un edificio, esiste un’architettura che si esprime nella funzione.
Lo sviluppo di un’idea funzionale e la sua espressione strutturale costituiscono forse l’elemento più ricco di significati ma si contrappongono sulla non definibilità di ciò che è funzione. In realtà funzione è l’uso specifico, il lavoro o l’azione di una determinata cosa. Del resto funzione è un’idea o un concetto dipendente da più fattori e di conseguenza mutante.

Vorrei fare anche un’altra riflessione ed è la seguente: “ma la forma segue la funzione?”. Si tratta di una definizione tout court del Modernismo quando il  “buon design” è stato definito come il matrimonio perfetto tra forma e funzione. La forma evoluta che ha un senso logico dalla funzione dell’oggetto, ripulita da superflui elementi decorativi in cui l’oggetto contava. In natura, la forma di certo non segue la funzione e lo possiamo scorgere dalle varietà di foglie d’albero. Tutto questo viene eseguito con le stesse funzioni della fotosintesi, spesso affiancati nello stesso ambiente. La forma della foglia è il risultato della sua crescita, della sua evoluzione genetica e la struttura interna dell’albero.

La natura sembra agire attraverso infinite combinazioni e variazioni. In un albero da frutta, in piena fioritura primaverile, possiamo constatare che ogni fiore è diverso dall’altro. I fiori sono orientati in varie direzioni, perché rami, foglie e fiori contigui li coprono con la loro ombra. Ecco perché sono diversi, in realtà il posto di ciascun fiore è diverso, diverso con il suo rapporto col tronco, coi punti cardinali.

Questa comporta delle incommensurabili ricchezze di funzioni e di forme, questa infinita diversità, è stata ottenuta con il più disciplinato sistema di standardizzazione, dove ogni fiore è composto da milioni di cellule originarie apparentemente uguali, ma caratterizzate dalla possibilità di combinarsi fra loro nel modo più vario. La natura non è più qualcosa da imitare o qualcosa a cui rapportarsi, ma coincide con la nostra stessa esistenza.

Oggi nella città non vige più l’ordine necessario della natura, ma sono le leggi della polis a farsi carico delle sorti della natura, ridotta a spazio delimitato nel mondo artificioso della città. La natura può vivere solo grazie all’assistenza della tecnica la stessa che ha compromesso la natura come paesaggio abituale.

Nell’affrontare il tema della relazione architettura-natura bisogna interrogarsi su cosa significhi oggi “natura”. Natura, tecnica, artificio, ecologia, sono oggi termini dai significati complessi, i cui contenuti si fondono l’uno sull’altro. Ma cosa è oggi “natura”?

il tema del rapporto di un’architettura più umana in osmosi con la natura, in maniera più estesa il paesaggismo, si fonde con la ricerca contemporanea, ma che in realtà non è solo un controcanto umano al mito industriale ma una presenza estremamente complessa e ambivalente. L’architettura d’avanguardia ricerca nuove ragioni e cerca di farsi essa stessa paesaggio perché consapevole che senza una rifondazione non c’è domani per l’intero genero umano. La natura è la chiave del nostro esistere e tale deve essere come modus operandi per il futuro.

Secondo Kengo Kuma l’architettura di fronte alla crescente fragilità della natura, deve oggi farsi vuoto ovvero assenza di volume, frammentarsi e dissolversi come una pittura di Hiroshige.

Lo stesso Kuma commentando il luogo in cui lavorava il Monte Kiro sull’isola di Oshige costruito sottoterra per non modificare il paesaggio esistente confessa che il suo vero desiderio sarebbe quello di abbassare i toni dell’architettura cercando di esaltare una costruzione architettonica carica di particelle leggere e delicate.

Il paesaggio futuro  di una architettura che si sta elaborando sprovvista di una immagine comune che possa guidare gli architetti nella progettazione e che possa ispirare i futuri abitanti sull’idea di un’architettura umana e sostenibile, in un paesaggio che non deriva più da una trasformazione naturale del territorio ma da diverse immagini che contengono lo stesso positivo e riconoscibile messaggio culturale.