La Bellezza dell'Arte a Km Zero ep.2

VINCENZO PAGANI (Monterubbiano, 1490-1567) ADORAZIONE DEI PASTORI CON SAN FRANCESCO D’ASSISI Circa 1536 Pinacoteca di Massa Fermana


di Alessandro Costa
20 Sep 2024

VINCENZO PAGANI (Monterubbiano, 1490-1567)

ADORAZIONE DEI PASTORI CON SAN FRANCESCO D’ASSISI

Circa 1536

Olio su tavola, 194 x 156 cm

Provenienza: Massa Fermana, chiesa di San Francesco

Iscrizioni: “(PO)LIDORU(S)” (incisa sulla cornice in basso a sinistra)

Restauri: Giampaolo Gusso e Lucia Chimenz, Roma, 1964;

Letizia Bruscoli, Urbino,2002 (la cornice); Francesca Ascenzi, Massa fermana, 2014

Il dipinto era la pala dell’altare del presepe fatto erigere da Polidoro di Antonio da Massa nella chiesa di san Francesco, all’interno di una navata aggiunta alla preesistente costruzione di modeste dimensiono ad aula unica (ASF, Volumi della provincia si S. Pacifico, vol. N, Notizie dell’antichissimo convento 1766, c. 138; La provincia riformata 1915, p.546; APMF, Testamento di Polidoro di Antonio, 1955).

Un’iscrizione, tuttora parzialmente visibile sul pilastro fra la prima e la seconda campata della navata laterale, che recita: “Polidorus Antonii de Massa pro sua devotione fecit 1536” permette di riferire l’intero intervento a Polidoro e fornisce un riferimento cronologico anche per larealizzazione del dipinto, finora datato fra 1529 e 1530 (Scotucci, Pierangelini 1994). La committenza è ulteriormente comprovata dalla scritta in basso a sinistra sulla cornice coeva.

A seguito dell’abbandono della chiesa di San Francesco, il dipinto, già in precarie condizioni di conservazione, venne trasferito nel 1936 sull’altare maggiore della chiesa parrocchiale. Nel 1958 fu affidato per il restauro a Giampaolo Gusso e Lucia Chimenez. Al ritorno, nel 1964, la tavola venne collocata in municipio (si vedano i saggi P.Dragoni e C.Paparello in questo volume).

Anticamente assegnata al Perugino, la tavola veniva correttamente ricondotta al pittore marchigiano Vincenzo Pagani da Vitali Brancadoro (1860) e da Cavalcaselle e Morelli (1896), attribuzione accettata poi da quasi tutta la critica, con l’eccezione di luigi Mannocchi (1900).

Il dipinto rappresenta l’Adorazione dei Pastori con San Francesco, quest’ultimo in posizione eretta, in atto di mostrare le stimmate, effigiato con il tradizionale abito francescano, in questo caso di colore grigio in ricordo del “saio”cinericcio”, ovvero sine colore, di lana non colorata ma intessuta a fili alternati bianchi e neri, prescritto a tutte le famiglie francescane fino alla metà del XVIII secolo (Gieben 1996, p.458). La composizione presenta in primo paino la Vergine intenta a coprire con un panno rosso il Bambino, formando una sorta di tabernacolo intorno alla cesta di cui si apprezzano la resa dell’intreccio di giunco e la finezza dei ricami dei tessuti. San Giuseppe alle spalle della Vergine e il pastore in ginocchio di fianco al bambino richiamano modelli figurativi utilizzati da Vincenzo Pagani in soggetti analoghi; così in Santa Vittoria in Matenano, nella Natività venduta all’asta da Finarte nel 1974 e in quella di Arundel Castle, rafforzando ulteriormente il già documentato reimpiego da parte del pittore degli stessi disegno preparatori (Montevecchi 2008 e Coltrinari 2012).

Si tratta di uno dei dipinti di Pagani più apprezzati dalla critica in virtù della sua “compiutezza formale” (Zampetti 1989), della “pienezza dei risultati” (Gresta 1981), e dell’”adesione agli ideali raffaelleschi (Serra 1934). Nella tavola di Massa Fermana inoltre, la sintassi pittorica matura di Vincenzo Pagani e la correttezza del disegno sembrano coniugarsi a un’attenzione al colore più vicina che in altre opere a Lorenzo Lotto e alla traduzione che localmente ne hanno fornito i pittori definiti “lotteschi”, fra i quali in primis Durante Nobili, anch’egli attivo a Massa Fermana, tuttavia attestato in anni successivi.

Massimo Papetti (2003b) ha proposto di rivedere la matrice umbra del dipinto suggerita da Scotucci e Pierangelini (1994), identificando quale diretto precedente il rilievo con l’Adorazione dei pastori eseguito da Andrea Contucci detto il Sansovino per la parete sud del sacello della Santa Casa a Loreto intorno al 1525; la derivazione dal prototipo lauretano risulta in effetti persuasiva, in particolare “le figure della Vergine e del pastore inginocchiato appaiono ricalcate fin dal minuzioso girare dei panneggi”.(M.Papetti 2003b,p.330). La scena dell’annuncio ai pastori, antefatto della narrazione in primo paino, è inoltre collocata in entrambe le opere alla sinistra della composizione; il coro di angeli in alto, anch’esso mutuato dall’opera lauretana, nel dipinto di Pagani risulta meno dinamico, presentando angeli, statici e mascolini, accomodati su un letto di nuvole (ibidem). L’ambientazione all’aperto e la veduta di fondo che si apre fino al mare, bene rappresentano il paesaggio collinare marchigiano, sostituendo le quinte prospettiche di matrice bramantesca proposte a Loreto da Andrea Sansovino.

Bibliografia

PINACOTECA CIVICA DI MASSA FERMANA

Catalogo Scientifico

il  testo dell'articolo è di Caterina Paparello