POLITTICO DI COLLINA Fra Marino Angeli

MUSEO DIOCESANO FERMO


di Alessandro Costa
03 Apr 2025

POLITTICO DI COLLINA Museo Diocesano di Fermo

Registro superiore: LA VERGINE COL FIGLIO (64X63) – S.LUCIA E S.PAOLO con S.BARBARA e S.APOLLONIA (98x77, compresa la cornice e le cimase). –S.MARCO (frammento perduto, 47x54)

Registro centrale: LA PIETA’ (89x59) –S.ANTONIO E S.MARONE (84X66) – S. SEBASTIANO  e  S.AGATA  (84x66).

Predella: le parti della predella sono andate perdute.

Tempera su tavola a fondo dorato; misure del Polittico Ricomposto 327 x 227

Segnatura: S.Marone regge un castello con la scritta "Collina".

Origine: Chiesa del SS.mo Salavatore di Collina, oggi frazione di Monte Vidon Combatte (FM)

Storia
Il 13 gennaio 1915, un terremoto, rese inagibile il fragile castello di Collina. Dopo la prima guerra mondiale, sopra un colle furono ricostruite le abitazioni e la chiesa parrocchiale di San Marone: il nuovo borgo prese il nome di Collina Nuova. Le tavole del Polittico nel 1933 erano state consegnate, per maggior sicurezza, all'Arcivescovo di Fermo. Ricostruita la nuova chiesa, il parroco Don Alfonso Carboni fece richiesta di restituzione per il tramite della sopraintendenza alle Gallerie della Marche, con sede in Urbino.
Il sopraintendente Rotondi rispose: “Nel prendere atto di quanto mi avete comunicato...vi fo presente che la restituzione in codesta chiesa dei tre dipinti, conservati presso il palazzo arciv.le di Fermo, non può avvenire senza la preventiva autorizzazione di S. E. l'Arcivescovo di Fermo in accordo di questa sopraintendenza, a cui spetta di decidere se le condizioni di sicurezza, accessibilità, e di stabilità di codesta chiesa siano tali da garantire la buona conservazione dei dipinti stessi”. E non se ne fece più menzione, né durante la seconda guerra mondiale, né dopo.
La chiesa di San Procolo, invece, fu ricostruita accanto alla vecchia. Le tavole, oggetto di spartizione, rimosse dopo il terremoto, furono custodite nella canonica fino al 1971, anno in cui furono restaurata presso la suddetta soprintendenza e quindi consegnate per maggior sicurezza all'Arcivescovo di Fermo; infatti oggiil polittico è ancora a Fermo, esposto nel Museo Diocesano innaugurato nel 2004.


Descrizione
Stando allo schema compositivo delle cornici create dal M° Giovanni di Stefano da Montelparo, il polittico doveva avere una base, chiamata comunemente predella, in cui gli artisti del pennello, in figure minute, di solito dipingevano il Cristo con i dodici Apostoli, o alcuni episodi tratti dalla Sacra Scrittura, o dalla vita dei santi. Purtroppo, in seguito alla varie peripezie narrate, le parti della predella si sono disperse.

Ma concentriamoci ne LA MADONNA COL BAMBINO, destinata allo scomparto centrale del registro superiore, è una tavola che mostra con evidenza le zone ricoperte dall'ornato della cornice in legno e i tagli cui è stata sottoposta alla base e nella sommità.
Sullo sfondo è steso un tendaggio rosso, arabescato in oro, sorretto da due Angeli, dinanzi al quale si staglia, con stacco e Maestà, la figura della Madonna, coronata con diadema; il velo bianco di lino e il candido ermellino le conferiscono dolce dignità regale, insieme al manto sul quale spiccano fregi di grifi fantastici. Il Figlio, coperto con veli, è seduto sulle ginocchia materne; con la destra regge tre fiorellini rossi, mentre la sinistra si aggrappa al seno.
La tavola si presenta in buone condizioni di conservazione; ben ripulita e restaurata, ha permesso di rivalutare la personalità artistica del suo autore; messa al confronto con la Madonna delle rose, nella Galleria Nazionale delle Marche, risulta opera sicura del monaco-pittore santavittoriese, sebbene vi si noti minore freschezza e vivacità, e il disegno riveli una mano stanca, un po' invecchiata.
Nei riquadri curvilinei delle cimase, quasi fossero miniature, si ravvisano S. BARBARA con la torre e S. APOLLONIA con la tenaglia; nelle mandorle terminali compaiono due figurine di angeli.
Lo stile ad intaglio è quello proprio del Maestro Giovanni di Stefano da Montelparo, al quale si deve attribuire con tranquilla sicurezza.

Nel registro centrale come si diceva LA PIETA’ (89x59) –S.ANTONIO E S.MARONE (84X66) – S. SEBASTIANO  e  S.AGATA  (84x66), occupa giustamente, lo scomparto centrale, poichè la chiesa accoglieva il polittico era dedicata al SS.mo Salvatore. Sul fondo dorato, dinanzi alla croce. Le membra abbandonate del Cristo sono in fase di irrigidimento; i segni anatomici sono marcati, con vaghe reminiscenze di altri artisti fioriti nelle Marche e nell'Umbria, quasi una ripetizione del Crocifisso nell'Oratorio Cappellone Farfense – Santa Vittoria in Matenano (FM) che possiamo osservare qui in dettaglio.

Sul capo ancora una simbolica corona di spine; il tenue velo che copre il nudo dona all'immagine un soffio di spiritualità, con la sua trasparenza. Il viso addolorato della Madonna, realizzato alla maniera della scuola senese, non sembra soddisfacente nella smorfia del labbro, mentre gli occhi esprimono efficaciemente l'intensità dell'amore materno, espresso nella serena consapevolezza di Corredentrice dell'umanità. Le aureole hanno una propria caratteristica, che può considerarsi come una firma di bottega: sono puntini di imprimitura manuale, fatta con il punzone, seguendo circonferenze concentriche variamente disposte, o abbinate in disegno preordinato e costante nella sua ripetizione nelle aureole delle immagini degli altri santi.

S.ANTONIO ABATE è presentato nella tradizionale iconografia . Barba fluente, coperto da un grande mantello, destra appoggiata al bastone viatorio provvisto di campana e la sinistra sorreggente mantello e libro sacro.

S. MARONE, l'apostolo del Piceno, vissuto, secondo la tradizione, tra la fine del I secolo e gli inizi del II secolo, è raffigurato con due simboli: il bastone di viandante, al quale è legato un piccolo drago, sta a ricordare ilsuo apostolico peregreniare per fugare il paganesimo, simboleggiato, come nella leggenda di S.Silvestro papa, dal drago; il castello turrito e fortificato, sul quale è scritto "Collina", ricorda che il Santo è il Patrono della gente che vi abita, perchè gli antenati furono personalmente evangelizzati e convertiti al cristianesimo di S. Marone, promartire del Piceno. Le due figure sono bel complesso molto notevoli ed espressive, non tanto per i visi, quanto per la verità del gesto, la logicità delle pieghe delle vesti: una piega chiama l'altra, nobile e dignitoso l'atteggiamento che impone ammirazione e dispira fiducia nei propri protetti. 

S. SEBASTIANO, legato a un tronco d'albero, è trafitto da numerose frecce. La figura risulta statica e legnosa: più che giovane soldato, appare come un uomo d'età matura. E' il santo invocato nelle malattie d'ogni genere, ma specialmente in tempo di peste o di altre epidemie.

S.AGATA,Vergine e Martire, ben riconoscibile dalla palma del martirio e dai segni lasciati dalla recisione delle mammelle. Anche questa figura risulta in sotto tono, rispetto alle altre, quasi che fosse mancante di qualcosa. Manca la rifinitura di amno esperta, le pieghe della veste sono biaccose, meno logiche e poco sfumate, troppo diverse da quelle dei santi accanto. Nella aprte alta delle tavole c'è il fondo oro; nella parte bassa è dipinto un prato fiorito, senza formalizzarsi in finezze, nè in ricerca di particolari. Erbe e fiori delle stesso tipo realizzati, alla stessa maniera, si ritrovano nella scena della "Dormitio Virginis" a S. Vittoria in Matenano e nel "S.Francesco che riceve le stigmate"di Falerone.
S. MARCO EVANGELISTA era raffigurato in un frammento di tavola, andato perduto, e doveva costituire l'altra parte terminale del polittico.
S. LUCIA V. e M. è simboleggiata dagli occhi esposti sul piccolo vassoio e dalla spada, strumento del suo martirio. La Santa è molto invocata nella malattie degli occhi .
S. PAOLO APOSTOLO mostra un libro, per ricordare che fu scrittore sacro (le quattordici Lettere) e predicatore del Vangelo, e la spada, attraverso la quale intende rievocare la sua decapitazione sulla via Ostiense, fuori dalle mura della Roma Imperiale.
San Paolo è unito a San Procolo nel titolo della parrocchia; perciò è posto sopra l'immagine di San Marone, patrono dell'altra parrocchia, che fu accolta nella chiesa Matrice del SS.mo Salvatore. La tavola che riproduce in semibusto le immagini di S. Lucia e S. Paolo conserva ancora, ai lati e nella parte superiore, porzione della cornice originale: è la parte terminale dell'ancona con cuspidi intagliate e dorate, con cornici gotiche ad archi polilobati; è un resto assai significativo per la ricostruzione di tutta l'architettura della cornice; detta comunemente “cona”.

Bibliografia

D.GIUSEPPE CROCETTI : La pittura di Fra Marino Angeli e dei suoi continuatori.