Chi di voi non gli è capitato di osservar un'opera come la "Crocifissione con la Vergine"

Crocifissione con la vergine, La Maddalena e San Giovanni Evangelista di Giovanni Angelo D'Antonio


di Alessandro Costa
09 May 2023
CROCIFISSIONE CON LA VERGINE, LA MADDALENA E SAN GIOVANNI EVANGELISTA di GIOVANNI ANGELO D’ANTONIO Chiesa di S. Lorenzo (loc.tà Castel S. Venanzo) Serrapetrona

Il 19 marzo scorso ho avuto modo di andare a visitare una mostra permanente dal titolo "Il bello....della ricostruzione. L'arte salvata si mostra" nella chiesa di S. Maria di Piazza a Serrapetrona che espone una serie di dipinti, che provengono dalle chiese del territorio comunale, gravemente colpito dagli eventi sismici del 2016/2017.  Il primo spazio pubblico che fu riaperto nel 2018, dopo il terremoto portando alla luce l'antico patrimonio di tutte le chiese e della diffusa religiosità che esiste in questa parte delle Marche, con la presenza capillare di abitanti sul territorio che hanno lasciato una incomparabile quantità di testimonianze di fede e di devozione associandosi a diversi ed importanti documenti artistici. L'iniziativa, partita dall'Amministrazione Comunale di Serrapetrona e che ha trovato nella Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e paesaggio delle Marche condivisione e consenso. 

Delle opere che sono esposte in questo spazio suggestivo come la Chiesa S. Maria di Piazza, come dicevo, vorrei soffermarmi su un'opera di grande pregio, CROCIFISSIONE CON LA VERGINE, LA MADDALENA E SAN GIOVANNI EVANGELISTA di GIOVANNI ANGELO D’ANTONIO, che è stata salvata in modo rocambolesco nell'attimo in cui ci fu il terremoto, riuscendo a metterla in sicurezza e facendola arrivare a noi per poterla di nuovo apprezzare e rimirare, ma sempre con l'augurio che ritorni nel suo sito originario di culto che vado descrivervi.

Proprio nelle vicinanze di Serrapetrona, risalendo la vallata del rio Cesolone lungo la Strada Provinciale “Serrapetrona – Torre Beregna” per Camerino, in posizione di forza, imponente sul ciglio di uno sperone del Monte Letegge che precipita con ripidissimo pendio fino al fondovalle, sorge la ex Chiesa Parrocchiale di San Lorenzo della Frazione Castel San Venanzo, che ora come dicevamo è inagibile.
Da antichi documenti storici emerge che la chiesa possedeva il titolo di Pieve fin dalla seconda metà del XIII secolo. Il titolo di Pieve presuppone una collocazione centrale rispetto ad abitati più o meno vicini, dei quali rimane come protezione e fulcro socio-religioso. Questo spiega la funzione primaziale che la Pieve di San Lorenzo in Castel San Venanzo ebbe su tutta la valle dell’alto Cesolone, compresa la Chiesa di Sant’Elena a Villa D’Aria e la Chiesa di San Clemente a Serrapetrona. La fortificazione dell’abitato di Castel San Venanzo avvenne nei primi anni del XIV secolo ad opera dei Da Varano, Signori di Camerino, che la consacrarono al nome del santo protettore della loro città. Il 9 gennaio 1428 il Castrum S. Venantii venne assegnato a Gentilpandolfo di Rodolfo III Da Varano. Oggi dell’antica fortificazione resta solo la torre minore da cui fu ricavato il campanile della chiesa, grazie alla costituzione di una sovrastante cella campanaria, eseguita a mattoni, con quattro fornici cuspidati e centinati da cornici sporgenti ornate da sette “azulejos” in alto e tre in basso. L’incontro tra le pietre squadrate della torre e i mattoni della cella campanaria, è segnato da una mensola di mattoni che corre lungo i quattro lati.

L’ingresso principale della chiesa è sul lato destro e vi si accede tramite un portico a quattro archi sorretti da colonne a mattoni. Si entra da una porta in noce inserita in un portale di calcare rosa con arco a tutto sesto e fregi ai capitelli che concludono gli stipiti (XV-XVI secolo). L’interno dell’edificio di culto ha il pavimento a mattoni e la copertura pianellata con capriate in legno. Le pareti anticamente dovevano essere tutte decorate con affreschi eseguiti in varie epoche; sulla parete destra, in alto fra le due porte d’ingresso, si conserva un crocifisso affrescato e frammenti di altre figure.
Sulla parete absidale sinistra vi è posta la splendida tavola che vi dicevo della Crocifissione, (ora rimossa ed in sicurezza ed esposta a Serrapetrona),(cm.167×98), dipinta nel XV secolo (1452?)da Giovanni Angelo, natio di Bolognola, figlio di Antonio di Domenico detto Pazzo. Sul fondo dorato, oro su oro, si intravedono gli angeli che raccolgono in coppe il preziosissimo sangue di Cristo. Il meraviglioso Cristo dolente è attorniato dalla Vergine e da San Giovanni Evangelista, mentre ai suoi piedi è prostrata la Maddalena. La tavola in passato era custodita nello stesso sito in un credenzone di legno con ante dipinte e veniva portata in processione per le vie del paese nel suo baldacchino processionale dorato.

Il ritrovamento da parte di Matteo Mazzalupi (2003) di una quietanza di pagamento 1452 ha consentito di far riemergere definitivamente la “Crocifissione” di Castel Venanzo dall’alveo degli interrogativi sulla produzione artistica di Girolamo di Giovanni da Camerino, contribuendo a meglio definire l’attività di Giovanni Angelo d’Antonio. La ricostruzione del catalogo del pittore, già proposta in maniera innovativa nella mostra camerte del 2002, è confermata dal documento nell’Archivio Notarile di camerino reperito da Mazzalupi. Nell’atto, maestro Giovanni d’Antonio dal castello di Bolognola salda a don Niccolo di Ser Ludovico da Camerino, rettore della pieve di San Lorenzo di Castel Venanzo e ad Angelo di Petrarello, sindaco, operaio e maerlengo della chiesa, i nove ducati mancanti rispetto ai dieci pattuiti per una tavola che maestro Giovanni aveva promesso al pievano e che sarebbe stata posta nella chiesa di San Lorenzo. La fonte documentaria è rivelatrice non soltanto della paternità della tavola, ma anche della sua provenienza dalla pieve di San Lorenzo, detta pieve d'Aria, a Castel Venanzio, nella quale il dipinto è stato pressochè ininterrotamente conservato fino al terremoto del 2016. La commessa dell'opera ad uno dei più importanti protagonisti della pittura camerte del periodo Quattrocentesco la possiamo collegare, seppur in assenza di documenti che accertino il fatto, alla signoria dei Da Varano, che nel castrum di San Venanzo avevano consolidato un punto di forza del proprio sistema difensivo. Risulta inoltre una dicitura "fienda" che viene riportato accanto alla tavola nel documento del 1452, che unitamenete alla promessa, che a quella data l'opera non era ancora conclusa. Si rafforza concretamente  tesi in cui fu chiesto di realizzare un polittico più grande e che i dieci ducati pagati erano la parte della somma dovuta per la realizzazione della tavola, del quale la "Crocifissione" poteva costituire il pannello centrale. La conferma dell'importanza di tutto ciò la possiamo vedere dal dato materico del fondo oro con le figure angeliche punzonate, a suggerire che potesse essere il retablo dell'altare maggiore. 

L'innovazione stilistica che possiamo documentare della Crocifissione di Castel San Venanzo, come è stato evidenziato dalla letteratura negli ultimi decenni, è la contaminazione che è stata individuata tra la tradizione camerte dell'intenso avanzamento del cristo crocefisso con la novità formale del modellato scultoreo, tridimensionale che ricorda il Donatello padovano. Le figure dolenti che vediamo posti arretrati, presentano, come il Cristo, una disperata umanizzazione che è la novità formale, che mostra con il suo lessico maturo ciò che si può osservare nel cantiere padovano della Cappella Ovetari, vissutto in prima persona proprio da Giovanni Angelo o forse attraverso altri artisti, come il giovane Mantegna, Niccolò Pinzolo o Ansuino da Forlì (Mazzalupi,2003). La certezza documentale che Giovanni Angelo d'Antonio sia a Padova, non lo abbiamo, ma non lo si può escludere che abbia fatto un viaggio nella città veneta, considerati i provati soggiorni intorno al 1448-50 di altri pittori camerti, come Giovanni Boccati e Girolamo di Giovanni (Mazzalupi,2014). Il volto scavato di Giovanni Evangelista, con la forma quadrangolare della mascella e il naso prominente, o ad esempio il disperato dolore di Maria che si tiene il volto in un concitato spasmo espressivo, sono di grande modernità. 

Bibliografia 

Il bello..della Ricostruzione "L'Arte salvata si mostra" Tommaso Castaldi

Mazzalupi M., Novità su Viaggi dei pittori camerinesi tra padova e Roma, in "Nuovi Studi. Rivista di arte Antica e Moderna"19, 2014, pp.5-18; id.,Finalmente un'opera certa per Giovanni Angelo di Antonio, in "Appennino camerte" LXXXIII,2003,32, 9 agosto,p.2; idem, "Giovanni Angelo d'Antonio 1452: un punto fermo per la pittura rinascimentale a Camerino", in "Nuovi Studi" 10, 2003, pp.25-32 figg.37-43; 

Di Lorenzo A., "Maestro dell'Annuciazione di Spermento (Giovanni Angelo d'Antonio), Crocefissione, n.46, "Il Quattrocento a Camerino. Luce e prospettiva nel cuore della Marca, a cura di A.De Marchi, M.Giannatiempo Lopez, Milano, 2002, pp.212-214 con bibliografia; id., Maestro dell'Annunciazione di Spermento (Giovanni Angelo d'Antonio), Crocefissione, n.3, in Pittori a Camerino nel Quattrocento, a cura di A. De Marchi, R. Cicconi, pp. 306-309.